Mutui: quando fidarsi è bene ma non fidarsi è forse meglio

Mutui: quando fidarsi è bene ma non fidarsi è forse meglio

Dopo circa un decennio di deflazione e di tassi di interesse applicati dalla BCE e da altre Banche Centrali dell’economia-mondo prossimi allo zero, ecco che una serie di eventi (forse prevedibili, forse no) hanno prodotto quell’ inflazione da costi che si è risolta in una sostanziale caduta del potere di acquisto delle famiglie e del reddito disponibile del consumatore-medio italiano, utente di servizi bancari.

Sono i numeri a parlare. Tra mutui, crediti al consumo, forme diverse di prestiti personali, purtroppo i c.d. crediti deteriorati stanno sfiorando i 15 miliardi di euro (circa 6.8 miliardi per quanto attiene la sola partita dei mutui).

C’è quindi da meravigliarsi se stanno vistosamente ridimensionandosi le capacità/possibilità di risparmio delle famiglie italiane – come segnalano da tempo Bankitalia, sindacati dei bancari, Centri Studi pubblici e privati ? In soli tre mesi (dicembre 2022 – marzo 2023) i depositi bancari delle famiglie sono passati da 1.174 miliardi di euro a 1.140 miliardi: un vero, preoccupante, crollo. La stessa Christine Lagarde (BCE) ha dovuto di recente ammettere che una politica di continue strette monetarie (costo del denaro oggi al 4%) potrebbe alla lunga far sprofondare economie e singoli nuclei familiari in una crisi irreversibile. Se lo dice lei…

Sulla stessa linea Antonio Patuelli (Presidente ABI). Nel corso della recente Assemblea dei soci a Roma, ha infatti coraggiosamente sottolineato come “sia necessario cambiare le regole per chi è in ritardo nel pagamento della rata dei mutui” (“Il Sole 24 0re”, 6/7/2023). Aggiungendo che, certamente, direttive Basilea 3, regole dell’Eba, vanno riviste o comunque rivisitate : sono oggi necessari meccanismi più flessibili, schemi di rinegoziazione mutui, surroghe, ridefinizione dei piani di ammortamento che allunghino la durata e riducano l’importo della rata. E’ nei fatti che i cittadini italiani indebitatisi (ad es. per l’acquisto della prima casa o per la sua ristrutturazione), a suo tempo, con tasso d’interesse variabile, fatichino oggi non poco a pagare con regolarità la rata in scadenza. Ed è altrettanto ben noto che nel primo anno “di vita” del mutuo stesso si “rimborsa” sostanzialmente non capitale prestato ma interessi su questo e quindi rilevante è la “sensibilità” ad un repentino , notevole, imprevisto aumento del tasso applicato.

Che fare per ridurre l’importo della rata applicata – in un contesto economico oltretutto in cui paradossalmente non si fa che parlare di sostenibilità – di fatto diventata ora insostenibile, almenoper la famiglia-media italiana ? Recarsi nella propria banca e chiedere di dilatare la durata del prestito ricevuto (tenendo però conto dei vincoli anagrafici noti come “quota75”) ? Richiedere un “passaggio” (per le banche, salvo rari casi, non obbligatorio) dal tasso variabile al tasso fisso (con relativo “passaggio” dalla parametrazione Euribor a Euriris) per i mutui non superiori a 200.000 euro e ISEE del nucleo familiare inferiore a 35.000 euro ? Oppure addirittura estinguere il “vecchio” mutuo ed accenderne uno “nuovo”, a condizioni diverse ?

La Federcasse ha parlato, al riguardo, della necessità di “soluzioni su misura del singolo cliente”: valutare – in altri termini – caso per caso; soluzione tecnicamente e formalmente di certo corretta. Tuttavia – non possiamo trascurarlo – il cliente di una qualsivoglia banca italiana si chiede (almeno a partire dalle ben note vicende relative alla crisi finanziaria del 2008 !): posso fidarmi “ciecamente” di quanto mi viene proposto/consigliato allo sportello ? Che ruolo giocano le arcinote pressioni commerciali cui sono sottoposti gli operatori bancari ? Sarà forse necessario farmi accompagnare non solo dalla voluminosa (e talora di difficile lettura) documentazione in mio possesso relativa al prestito a suo tempo contratto, ma anche – al limite – dal mio avvocato o commercialista di fiducia, dal consulente finanziario di mio marito/di mia moglie/della mia cara, affidabile, competente vicina di casa ?

Tutte ipotesi di possibili comportamenti da vagliare – a nostro avviso – con la massima attenzione: si tratta spesso dei sudati risparmi di una vita e del futuro nostro e della nostra famiglia Come ADUSBEF Liguria non è tra i nostri compiti quello di fornire consigli finanziari ma possiamo concretamente verificare – come stiamo facendo ormai da mesi – se nelle singole situazioni del rapporto banca/cliente, tutto è risultato e risulta regolare. Possiamo altresì verificare l’esattezza delle singole operazioni effettuate con la propria banca e/O dei contenziosi con essa insorti. E’ richiesto fissare per telefono un appuntamento (010/812831) e quindi recarsi nei nostri uffici in Genova, L.go San Giuseppe 3/28, per una prima informativa gratuita.